Norme tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Art. 5 Il Patrimonio territoriale

1. Il patrimonio territoriale è l'insieme delle strutture di lunga durata prodotte dalla coevoluzione fra ambiente naturale e insediamenti umani, di cui è riconosciuto il valore per le generazioni presenti e future.

2. Il patrimonio territoriale è riferito all'intero territorio del Comune di Arezzo ed è costituito dai seguenti elementi costitutivi:

  • - struttura idrogeomorfologica, che comprende i caratteri geologici, morfologici, pedologici, idrologici ed idraulici;
  • - la struttura ecosistemica, che comprende le risorse naturali aria, acqua, suolo ed ecosistemi della fauna e della flora;
  • - la struttura insediativa, che comprende città ed insediamenti minori, sistemi infrastrutturali, artigianali industriali e tecnologici;
  • - la struttura agro-forestale, che comprende boschi, pascoli, campi e relative sistemazioni nonché i manufatti dell'edilizia rurale.

3. Il patrimonio territoriale è rappresentato e descritto nei seguenti elaborati dello Statuto del territorio:

  • - C1. Relazione di sintesi
  • - C2. Carta del patrimonio territoriale (scala 1:15.000 - 4 tavole)

4. Il Patrimonio territoriale è composto da:

  1. a) Patrimonio del sistema insediativo:
    • - Patrimonio storico
    • - Ambiti di recente formazione di processi unitari
    • - Ambiti residenziali da riqualificare
    • - Piattaforme produttive
    • - Servizi funzionali alla rete ecologica
    • - Servizi funzionali alla rete ecologica (di progetto)
    • - Viabilità storica
    • - Percorsi fondativi (rif. Invariante Strutturale III del PIT/PPR)
    • - Ferrovie
  2. b) Patrimonio idrogeomorfologico
    • - Aree di interesse geologico rilevante
    • - Sistemi morofogenetici
  3. c) Patrimonio ecosistemico
    • - Corridoio ripariale
    • - Elemento di inclusione
    • - Nodo primario forestale
    • - Nodo secondario forestale
  4. d) Patrimonio agroforestale
    • - Bonifica storica
    • - Colture terrazzate

Art. 6 Patrimonio storico - Centri antichi e aggregati, Edifici specialistici, ville ed edilizia rurale di pregio, Altri edifici di antica formazione

1. Il Piano Strutturale considera i "centri antichi e gli aggregati", gli "Edifici specialistici, ville ed edilizia rurale di pregio" e gli "Altri edifici di antica formazione" di valore storico testimoniale conferendo la valenza di patrimonio storico afferente al Patrimonio del sistema insediativo e le seguenti prescrizioni.

2. Centri antichi e aggregati

2.1 Il Piano Strutturale conferma ed assume, quale Patrimonio storico, la schedatura relativa ai "centri antichi e gli aggregati" (schede di rilievo degli edifici e dei nuclei storici) della strumentazione urbanistica vigente.

2.2 Il Piano Strutturale dispone per il patrimonio edilizio ricadente nella fattispecie "centri antichi e gli aggregati" le seguenti indicazioni da seguirsi nella redazione del Piano Operativo:

  • a. indicare le modalità per predisporre un adeguato monitoraggio e aggiornamento delle schede di rilievo rispetto alla verifica di dettaglio degli usi attuali, delle condizioni di integrità architettonica e tipologica dei manufatti, compresi gli spazi aperti pubblici e privati;
  • b. disporre una dettagliata scheda normativa con la quale disciplinare le singole modalità di intervento sugli edifici e sugli spazi aperti, le funzioni ammissibili; in particolare si dovrà tendere a:
    • - adeguare ed estendere la disciplina degli interventi volta al recupero dei manufatti e degli spazi aperti di pregio;
    • - riequilibrare le funzioni, razionalizzare gli impianti a rete, mantenere e riqualificare le attività commerciali ed artigianali;
    • - limitare la tendenza al frazionamento delle unità abitative e favorire la permanenza dei tipi edilizi monofamiliari;
    • - assicurare un adeguato rapporto tra la funzione residenziale e la funzione turistica;
    • - assicurare il rispetto della morfologia insediativa e preservare il valore architettonico, tipologico, paesaggistico e testimoniale.

3. Edifici specialistici, ville ed edilizia rurale di pregio

3.1 Il Piano Strutturale conferma ed assume come Patrimonio storico, la schedatura di rilievo relativa ai "Edifici specialistici, ville ed edilizia rurale di pregio" della strumentazione urbanistica vigente.

3.2. Il Piano strutturale dispone per il patrimonio edilizio ricadente nella fattispecie "edifici specialistici e le ville ed edilizia rurale di pregio" le seguenti prescrizioni da seguirsi nella redazione del Piano Operativo:

  • a. indicare le modalità per predisporre un adeguato monitoraggio e aggiornamento delle schede di rilievo rispetto alla verifica di dettaglio degli usi attuali, delle condizioni di integrità architettonica e tipologica dei manufatti, compresi gli spazi aperti pubblici e privati;
  • b. disporre una dettagliata scheda normativa con la quale disciplinare le singole modalità di intervento sugli edifici e sugli spazi aperti, le funzioni ammissibili.

4. Altri edifici di antica formazione

4.1 Il Piano Strutturale conferma la ricognizione degli "Edifici di antica formazione" della strumentazione urbanistica vigente in riferimento agli altri edifici presumibilmente di antica formazione in quanto presenti al Catasto Lorenese ed al Catasto di Impianto, oltre all'edilizia rurale di pregio. Il PS assume come Patrimonio storico gli edifici individuati nella ricognizione secondo le seguenti categorie: "Manufatti con notevoli e/o particolari elementi di valore da sottoporre a schedatura di dettaglio", "Manufatti appartenenti ad ambiti con notevole e/o particolari elementi di valore da sottoporre a schedatura di dettaglio" e "Manufatti con rilevanti elementi di valore da sottoporre a conservazione senza norme specifiche di tutela".

4.2. Il Piano strutturale dispone per il patrimonio edilizio ricadente nella fattispecie "altri edifici di antica formazione" le seguenti prescrizioni da seguirsi nella redazione del Piano Operativo:

  • a. disporre norme d'intervento, relativamente alla disciplina dei suoli, coerenti con il valore del bene e finalizzate alla conservazione del suo carattere testimoniale.

Art. 7 Le invarianti strutturali

1. Le invarianti strutturali identificano i caratteri specifici, i principi generativi e le regole che assicurano la tutela e la riproduzione delle componenti identitarie che qualificano il patrimonio territoriale.

2. Il Piano Strutturale, in conformità alle indicazioni del PIT/PPR, identifica e descrive nel territorio comunale quattro invarianti strutturali:

  • - Invariante I. I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici;
  • - Invariante II. I caratteri ecosistemici del paesaggio;
  • - Invariante III. Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani ed infrastrutturali;
  • - Invariante IV. I caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali.

3. Il Piano Strutturale rappresenta le invarianti strutturali, verificando e precisando ad una scala di maggior dettaglio quanto indicato nel PIT/PPR negli Abachi delle Invarianti, nei seguenti elaborati:

  • - C1. Relazione di sintesi
  • - C3.1 Invariante I: Caratteri idro-geo-morfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici (scala 1:15.000 - 4 tavole)
  • - C3.2 Invariante II: Caratteri ecosistemici dei paesaggi (scala 1:15.000 - 4 tavole)
  • - C3.3 Invariante III: Carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali (scala 1:15.000 - 4 tavole)
  • - C3.4 Invariante IV: Caratteri morfotipologici dei sistemi agroambientali dei paesaggi rurali (scala 1:15.000 - 4 tavole)

4. L'individuazione delle invarianti strutturali interessa l'intero territorio del Comune di Arezzo e, fatte salve diverse disposizioni della presente Disciplina, non costituiscono un vincolo di non modificabilità del bene ma il riferimento per definire le condizioni di trasformabilità.

5. Il Piano Strutturale persegue gli obiettivi generali indicati nella Disciplina del PIT-PPR per ciascuna invariante strutturale, come declinati e precisati alla scala locale.